I meccanismi dell'esclusione sociale: la devianza


I MECCANISMI DELL'ESCLUSIONE SOCIALE: LA DEVIANZA
  UNA DEFINIZIONE PROBLEMATICA

La devianza si configura come la forma più grave di conflitto sociale. È diverso dai gruppi e dalle categorie sociali, non con altri gruppi o categorie che sono considerati opposti, ma con l'intera società e le norme che governano la vita dei suoi membri.

I sociologi usano il termine "deviazione" per indicare qualsiasi comportamento che devia dalle norme sociali. Tuttavia, il concetto di devianza presenta più problemi di quanti ne implichi la spiegazione.

In primo luogo, il fatto che costituisca la normalità basata solo sulla sua definizione sociale e quindi produca deviazioni ha conseguenze dirette: nessun comportamento stesso è deviante, e può sembrare che lo sia in un determinato contesto sociale o momento storico. Non in altri
tempi e luoghi.

Tuttavia, allo stesso tempo, il fatto che un determinato comportamento possa apparire "normale" alla persona che lo esegue non elimina la sua deviazione, se definita dalle norme di composizione sociale. Ad esempio, una persona può scoprire che prendere il sole senza costume da bagno su una spiaggia affollata è normale, piacevole e salutare, ma se decide di farlo, non potrà evitare di essere preso dalla polizia e invitato a farlo. Vestito. In secondo luogo, quando parliamo di "norme sociali", ci riferiamo a più regole di condotta, con diversi tipi di legittimità e diversi livelli di obblighi. Di conseguenza, le violazioni contro di loro hanno prodotto forme di deviazione molto diverse, che vanno dal rifiuto più o meno consapevole delle convenzioni sociali alle forme di criminalità più atroci.

LA SOCIOLOGIA DI FRONTE ALLA DEVIANZA

Ma perché alcune persone commettono crimini? Come è nata la devianza?

Nel tempo, filosofi, psicologi e psichiatri si trovano di fronte al fenomeno della devianza e cercano di fornire risposte a queste domande.


Nella seconda metà dell'Ottocento, il criminologo Cesare Lombroso propose l'origine biologica della devianza, e propose che i criminali possano essere identificati da precise caratteristiche fisiche, come la forma del cranio. Tentare di associare il verificarsi di comportamenti devianti a specifici fattori individuali, piuttosto che a fattori individuali, ma con determinate variabili di natura sociale, dà così la particolarità di un
metodo sociologico di deviazione dal comportamento.

È all’interno della Scuola di Chicago che nascono i primi studi sul fenomeno della devianza nella forma di ricerche etnografiche su particolari comunità devianti: i vagabondi, protagonisti di The Hobo di Nels Anderson; le bande giovanili, analizzate da Frederic Thrasher in The Gang; i ladri, a cui è dedicato The Professional Thief di Edwin Sutherland. I sociologi di Chicago, inoltre, studiarono il rapporto tra le diverse comunità devianti e la configurazione spaziale della vita urbana, mostrando come esse tendessero maggiormente a proliferare in certe aree territoriali piuttosto che in altre, precisamente in quelle dove era più alta la disorganizzazione sociale, cioè dove era più debole l’influsso delle norme della società statunitense convenzionale.


MERTON: LA DEVIANZA COME DIVARIO TRA MEZZI E FINI SOCIALI

Merton parte dalla constatazione che, all’interno di ogni società, esiste un divario tra gli scopi che vengono proposti ai membri della società stessa e i mezzi effettivamente disponibili per conseguirli. In realtà, tuttavia, questo scopo rimane spesso irrealizzabile, almeno se ci si avvale, per conseguirlo, degli strumenti reputati accettabili dalla società, e diventa quindi fonte di frustrazione per la maggior parte delle persone.

Pertanto, il comportamento deviante rappresenta un tentativo di raggiungere le aspettative sociali attraverso mezzi diversi dai mezzi legali ed è causato dal divario tra l'ambizione e la possibilità effettiva sperimentata dalla maggior parte degli individui.

Naturalmente, Merton si è reso conto che non tutti coloro che sentono questo divario si impegnano in comportamenti anormali. In effetti, secondo lo studioso, ci sono altre possibili reazioni al divario tra social media e obiettivi:

  • il conformismo = l'individuo accetta obiettivi sociali e sa anche che non può raggiungerli
  • ritualismo = gli individui rispettano il comportamento socialmente accettato, ma non credono più nei valori che propongono
  • rinuncia = l'individuo rifiuta sia i valori sociali che i mezzi per realizzare questi valori
  • ribellione = gli individui rifiutano obiettivi e mezzi e si sforzano attivamente di proporre nuovi valori e nuovi stili di vita.

La teoria di Merton è stata accettata e ripresa anche da altri studiosi
. Essa si presta molto bene a spiegare la condotta deviante d'individui e gruppi socialmente marginali, cioè appartenenti alle fasce economicamente e culturalmente più basse della società, per le quali il miglioramento di status e il raggiungimento del successo personale appaiono spesso mete irrealizzabili per vie legittime.

  UN NUOVO SGUARDO SULLA DEVIANZA: LA LABELING THEORY

Una diversa prospettiva che tenta di fare luce sulla questione della devianza ci viene proposta da un orientamento teorico che si afferma negli Stati Uniti negli anni Sessanta del Novecento, a opera di autori come Edwin Lemert (1912-1996), Erving Goffman (1922-1982) e Howard Becker (nato nel 1928), conosciuto con il nome di labeling theory, ovvero "teoria dell’etichettamento".

Non ha senso, quindi, cercare presunte «cause» della devianza, visto che questa non è una
qualità intrinseca della persona
, ma occorre piuttosto ricostruire il processo con cui essa «si definisce come situazione», strutturando l’identità sociale dei soggetti che vi sono coinvolti. La «definizione sociale» della devianza opera a più livelli.

  • in primo luogo la "definizione sociale" deviata stabilisce ciò che deve essere considerato legale o normale: ad esempio, il comportamento omosessuale sarà considerato anormale in una società omosessuale, mentre in altre società il comportamento omosessuale sarà accettato o tollerato.
  • In secondo luogo, la "definizione sociale" della devianza circoscrive la situazione che si crea quando la norma socialmente stabilita viene infranta da un certo comportamento. Nei confronti del trasgressore, reale o presunto, scatta un meccanismo di etichettamento: egli è considerato un deviante e trattato come tale.

Lemert esprime concetti simili distinguendo tra deviazioni maggiori legate alla violazione iniziale della norma e deviazioni minori dovute a etichette sociali. 

La spirale innescata dall’etichettamento sociale può essere ricondotta a quel meccanismo più generale che Merton definisce profezia che si autoadempie, ossia il fenomeno per cui i processi di attribuzione sociale spesso riescono a orientare il corso degli eventi in direzione perfettamente conforme al significato conferito. nel campo specifico della devianza, il meccanismo della «profezia che si autoadempie» ci dice che chi è giudicato e trattato da deviante finirà per esserlo davvero.

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